Lo sguardo di Shakespeare 

                              la natura dell'uomo nei suoi personaggi

Sabato 24 Settembre la filiale di Augusta ha celebrato l'anno shakespeariano ospitando la conferenza "Lo sguardo di Shakespeare" per un'analisi sulla natura dell'Uomo attraverso gli occhi e le parole dei personaggi più famosi del Bardo. Un interessato  pubblico ha seguito Andrea Fazio ripercorrere le orme del poeta vissuto in un'epoca, quella Elisabettiana, contraddistinta da grandi esploratori, avventurieri, scienziati e filosofi che portarono l'Europa all'Età Moderna. Le sue opere parlano proprio di questa transizione storica in cui vennero riprese le idee della filosofia greca e degli ideali romani che civilizzarono gli uomini. Sia nelle sue tragedie che nelle sue commedie i personaggi non sono semplici figure atte a raccontare una storia, ma veri uomini e donne che vivono, che parlano e agiscono mossi da sentimenti reali, e ogni cosa ha luogo proprio come sarebbe accaduta nella realtà. Sono ritratti di "individui ed è impossibile trovarne due identici in tutta la sua letteratura per caratteristiche psicologiche,

caratteriali e umane. Lo scrittore con la sua maestria riesce a far parlare ed agire il re e il mendicante, l'eroe e il borseggiatore, il saggio e l'idiota, con l'intento di insegnarci a comprendere la natura umana. I suoi personaggi acquistano così una dimensione universale che influenza e tocca l'intimo di chiunque ne venga a contatto. Per dare un esempio della potenza poetica di questi "caratteri", durante la conferenza sono stati messi in scena due dei più bei monologhi del Bardo, lasciando la parola ad Amleto, nel suo conflitto interiore carico di domande sui principi fondamentali della realtà; e Macbeth, nel suo monologo sulla vita dell'uomo che appare breve, assurda e priva di senso, angustiata da inutili occupazioni quando si è ingannati come lui dalla propria ambizione.

Superando ogni altro scrittore (poeta, drammaturgo, filosofo, psicologo, teologo), Shakespeare rifletté per conto proprio su ogni cosa. Che si parlasse di amore, successioni, brame, desiderio, sogni, lui riuscì a sviluppare personaggi eccelsi ed "eroi" che alla fine della rappresentazione ne sarebbero usciti solo fortificati e comunque sempre nobilitati agli occhi dello spettatore. Per lui il teatro non era una finzione scenica, ma la vita che si svolgeva e che doveva essere vissuta.